Molto si parla in Italia di fascismo. Di continuità e discontinuità gli storici avevano iniziato a discutere subito dopo il 25 aprile, la letteratura in materia è vasta. Triste constatare che da così tante riflessioni poco sia rimasto nella vita corrente, nelle università, tra gli stessi docenti di storia contemporanea, lì dove la continuità tra fascismo e Italia repubblicana fu subito chiara alle menti più avvedute. Mi riferisco allo stato desolante dell’insegnamento della storia, al suo declino, al talk show universale, in cui vince chi urla più forte. Non solo sul Medio-Oriente, ovvio.
In questi giorni mi è tornato alla mente il raccontino, Saba direbbe la scorciatoia, di Nello Rosselli a Ustica. Siamo nel 1931. Una paginetta poco citata, di alto valore letterario che sarà bene rileggere per capire che il fascismo oggi alberga non soltanto nei raduni in camicia nera. L’ebreo che apprezza la proposta del pastore protestante è naturalmente Rosselli medesimo e profondamente ebraica è la clausola che chiede agli altri convitati: “Che fosse ammesso il contraddittorio”.
La libertà dei due agenti dell’ordine, preposti a sorvegliare i confinati a Ustica, tutto sommato era più ampia di quella che oggi, nel mondo universitario, sarebbe concessa a un giovane, autenticamente antifascista e degno erede di Rosselli che, in vista di un’assemblea su Gaza, ponesse ai compagni la stessa condizione: che sia ammesso il contraddittorio.
Alberto Cavaglion
Ustica
Tra gli isolani era un barbone, pastore protestante. L’avevano mandato lì perché faceva troppo bene il suo mestiere: convertiva cioè a tutto andare contadini, operai, vecchi, donne e ragazzi. Nell’isola si trovava sperduto perché nessuno prestava orecchio al suo elevato messaggio. Ci fu solo un ebreo che lo apprezzò invitandolo, la domenica, a venire a leggere la Bibbia da lui, a questa sola condizione: che fosse ammesso il contraddittorio. Il povero pastore accettò: trovò adunati, oltre all’ebreo, un anarchico, un comunista, un arabo intelligente, un pipista, e un prete spretato. Forse lo illuminò la speranza di trovare una sintesi e di lanciare il verbo d’una religione universale. Ma fu un disastro. Al primo versetto d’un salmo l’anarchico chiese la parola e pose la questione: chi è Dio? “Per me”, concluse la sua tiritera, “Dio è il simbolo dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo”. Allora si alzò il comunista, ed ebbe parole severe più per l’anarchico che per il Signore Iddio, sul quale non metteva conto ormai d’infierire. Per fortuna l’ebreo propose che la discussione su questo comma venisse rinviata alla seconda seduta. Il pastore riprese la sua lettura, e ogni tanto si schiariva la voce e lanciava, di sotto alle lenti, timide occhiate a destra e a sinistra. Pro bono pacis s’eran lasciati i salmi, e attaccati i Profeti. Il pastore, rinfrancatosi, leggeva adesso con voce tonante le apocalittiche visioni di Geremia, anzi no, di Ezechiele. A un certo punto disse il pipista: “Ecco annunziata la venuta di Gesù”. “Di Maometto”, corresse l’arabo. “Del sempre atteso Messia”, disse il padrone di casa. “Né del Messia, né di Gesù, né di Maometto”, sentenziò alzandosi in piedi il dotto comunista, “se mai, dell’ordine nuovo basato sulla giustizia sociale”. “E sulla soppressione di ogni libertà individuale”, aggiunse beffardo l’anarchico. A questo punto nacque la confusione. Il prete spretato e il pipista si bisticciarono circa il dogma dell’immacolata concezione, l’ebreo e l’arabo discussero animatamente non so di che cosa, il comunista e l’anarchico si accapigliarono con gran lusso d’ingiurie. Il buon pastore chiuse la Bibbia, alzò gli occhi celesti al soffitto, e invocò la luce del Signore su quelle coscienze oscure. Ma intanto dall’uscio sul vicolo, comparvero due agenti a chieder spiegazioni su quel baccano sospetto. “Questa è un’adunanza politica”, andavano dicendo. “È un pezzo che stiamo a sentire. Chi è questo Ezechiele dell’ordine nuovo?”. “Ezechiele”, disse sorridendo l’ebreo, “è un rivoluzionario vissuto trenta secoli fa”. “Questa è una grande attenuante”, osservò gravemente il più autorevole fra i due agenti dell’ordine. “In ogni modo vengano tutti dal signor direttore”. La Bibbia fu sequestrata, e il pastore venne severamente ammonito di smetterla con le sue conversioni.
Nello Rosselli, “Ustica”, in “Non a Ustica sola”, Atti del convegno “Nello Rosselli storico e antifascista”, Ustica 28-29 agosto 2000, a c. di Riccardo Albani, Massimo Caserta, Giovanni Delfini, Giunti, Firenze 2001, pp. 112-113 (manoscritto con titolo Al confino, datato in calce “L’Apparità Firenze 1932”).
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