Andrea Caffi
Cronistoria di dieci giornate - di Andrea Caffi
prefazione di Marco Bresciani
Ed. edit91 soc. coop., 2025
66 pagine
L'organo personale di Benito Mussolini stampava il 3 maggio 1923: "Quanto al Matteotti -volgare mistificatore, notissimo vigliacco e spregevolissimo ruffiano- sarà bene che egli si guardi. Che se dovesse capitargli di trovarsi un giorno o l'altro con la testa rotta (ma proprio rotta) non sarà certo in diritto di dolersi dopo tanta ignobiltà!
[...] Nelle “Cronache di dieci giornate”, adottando un metodo comparativo di tipo sincronico, Caffi riusciva a cogliere, in presa diretta, i caratteri distintivi dell’esperimento fascista rispetto a quello bolscevico. Ai suoi occhi, l’assassinio di Matteotti finì per rappresentare l’indizio rivelatore non soltanto delle affinità, ma soprattutto delle diversità tra il regime di Lenin e quello di Mussolini. In questo senso, le sue “Cronache” offrono un concreto modello di come si possa comprendere, in un quadro caotico e opaco, il senso di un omicidio politico, riconoscere il ricorso sistematico alla menzogna da parte di un potere al di là di ogni legalità costituzionale, decifrare intenti e moventi di una rete insieme palese e occulta, sfuggente e onnipresente, di giornalisti e sicari al servizio di un sistema dittatoriale in via di costruzione. Si trattava di comprendere un nemico nuovo ancor prima di combatterlo, per poi meglio combatterlo.Rileggere queste “Cronache” oggi, in un contesto completamente diverso da quello del 1924, consente di familiarizzare con un felice esercizio di analisi comparata dei regimi e dei linguaggi politici nei loro specifici contesti sociali. A cent’anni di distanza, si può rivelare un esempio ancora efficace per capire come orientarsi in un orizzonte saturo di propaganda, che altera il principio di realtà e la ricerca della verità, legittima una concezione violenta della politica e attenta alla giustizia e alla libertà.
dall’introduzione di Marco Bresciani