Maastricht sta rivelando le sensibilità profondamente diverse delle varie forze della sinistra europea. Ci può fare un quadro della situazione?
Intanto non è più vero che siano solo i partiti comunisti ad opporsi a Maastricht, mentre i partiti socialisti sarebbero del tutto favorevoli. Anzi, ora sono proprio i partiti socialisti ad essere molto divisi su Maastricht. Schematicamente, possiamo dire che ci sono almeno tre diverse sensibilità nella sinistra europea. C’è una sinistra che, fin dall’inizio, si oppone drasticamente a Maastricht, ed è quella comunista: in Italia Rifondazione comunista, poi il partito comunista spagnolo e quello francese. Questi partiti comunisti sono, globalmente, contro l’Europa di Maastricht, anche se con diverse sfumature. Per esempio, il partito comunista francese ha tradizioni molto anti-europee, è anti-europeo per principio, mentre Rifondazione comunista è contraria a Maastricht, ma non all’idea di Europa; il partito comunista spagnolo è piuttosto vicino a Rifondazione, mentre quello portoghese è ancora più drastico dei francesi. Comunque sia, diciamo che in tutta l’Europa del Sud, dalla Grecia al Portogallo, passando per la Spagna, la Francia e l’Italia, la sensibilità antieuropea è organizzata attorno a quello che rimane dei partiti comunisti.
Tutto questo però era noto. La grande novità, come dicevo, è che adesso sono i partiti socialisti ad essere divisi: ci sono tendenze anti-Maastricht dentro il partito laburista, anche se minoritarie, come anche nel partito socialista francese. Non solo, spesso la divisione è anche orizzontale, opponendo una certa base elettorale, specialmente quella tradizionale, formata da operai, impiegati, ceti popolari, alla leadership politica socialista: ad esempio, in Svezia la leadership era favorevole all’integrazione europea, mentre la base e i sindacati erano contrari. Quindi, la situazione è molto più complessa e, in questo senso, si può dire che una parte di questa sinistra, sia comunista che socialista, è "conservatrice", attestata cioè su una linea di difesa di quello che è stato fatto dalla sinistra, ma non solo dalla sinistra, nel corso di questo secolo in Europa. In breve, vuole che lo stato sociale, il welfare, non venga toccato. Invece, la direzione di questi partiti socialisti, e anche la maggioranza dei militanti, laddove esistono ancora dei militanti, è piuttosto aperta all’idea che non si può più continuare come una volta e che lo stato sociale vada modificato. E’ una sinistra che dice, per esempio: "Lo stato sociale è fondamentale, ma, forse, si devono fare un po’ di sacrifici, si deve fare un aggiornamento, si deve pensare anche a quelli che sono esclusi dal sistema sociale". Anche fra quelli che si pongono il problema del cambiamento, ci sono sfumature diverse. Infatti, c’è una sensibilità tecnocratica, molto vicina, come formazione culturale, al liberalismo -penso a Laurent Fabius in Francia, ma anche allo stesso Tony Blair-, secondo cui la via del futuro passa per la legge del mercato, alla quale si può apportare solo qualche modifica. Quello che conta è la conquista dei ceti medi, il resto è roba vecchia. Queste persone dicono: "Dobbiamo imporre al nostro popolo di sinistra questo cambiamento, anche se è una cosa molto difficile, che dà sofferenza, ecc.". Questa sensibilità è molto elitaria e non è ben vista dalla base elettorale tradizionale della sinistra.
L’altra sensibilità, fortemente europeista, la chiamerei libertaria, nasce con l’idea che non si possono più difendere solo gli operai, ma rigetta l’argomento tecnocratico, perché mira ad altri valori, a rivendicazioni cosiddette "post-materialistiche". Questa sensibilità vede nell’Europa di Maastricht l’occasione per dar vita a un’Europa con maggiore libertà, con un’attenzione speciale per l’ambiente, le donne, gli omosessuali, ecc.
Questa sensibilità trova nei Verdi la sua espressione principale, ma una parte di queste tematiche comincia ad attraversare anche gli altri partiti della sinistra. Per esempio, un partito socialista come quello olandese ha fatto proprie tutte le domande post-material ...[continua]
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