Il 10 dicembre era il termine previsto per la fine dei negoziati tra Serbia e kosovari, che si sono conclusi con un nulla di fatto. L’Unione Europea oggi sembra maggioritariamente a favore dell’indipendenza del Kosovo, ma all’indomani del Consiglio di sicurezza dell’Onu, la Russia ha minacciato addirittura una guerra. Come vedi la situazione?
Già nei negoziati dei due anni precedenti, non si era arrivati ad alcuna risoluzione. Il governo di Belgrado e quello kosovaro sono da tempo fermi su quello che considerano il massimo in termini di compromessi accettabili. Dall’altra parte c’era la Russia che paventava un veto e l’Europa era divisa. Il Consiglio di Sicurezza, alla luce di tutto questo, aveva offerto altri 120 giorni per procedere coi negoziati.
Francamente io non mi aspettavo che i due gruppi arrivassero a un compromesso funzionale. Ripeto, da parte kosovara era stato offerto il massimo accettabile e comunque era sempre più chiaro che la Serbia non stava negoziando sulla pace ma sul territorio. Peggio: su un territorio privo dei propri abitanti, ovvero i kosovari albanesi. Da questo punto di vista i negoziati erano intrinsecamente destinati a fallire, almeno rispetto all’obiettivo sancito, perché in realtà non penso siano falliti, anzi.
Io credo che i mesi supplementari offerti ai negoziati siano stati voluti per convincere gli indecisi, ovvero per costruire un consenso tra gli Stati europei, più che per dare un’altra chance a serbi e kosovari. L’Unione Europea ha così avuto il tempo per costruire una politica estera più coerente ai valori che essa stessa promuove: stato di diritto, libera economia, e convivenza pacifica tra nazioni e popoli europei.
Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu tutto questo è emerso in modo cristallino. Ovviamente non mi aspettavo alcun ribaltamento nella posizione della Russia che assieme alla Serbia si è trincerata dietro argomenti poco difendibili. Dire che l’indipendenza sarebbe contro la legge internazionale non è infatti corretto, per il semplice motivo che la Yugoslavia non esiste più e in base alla costituzione del 1974 anche se la disgregazione della Yugoslavia fosse stata pacifica, il Kosovo aveva ugualmente diritto all’autodeterminazione.
I nostri confini sono stati disegnati dai confini esterni degli altri paesi. La stessa risoluzione 1244 che “governa” il Kosovo dal 1999 nel preambolo parla di sovranità della Yugoslavia, non della Serbia, e quindi...
Resta l’argomento del “precedente” che può destabilizzare altre situazioni...
Certo, per la Russia il Kosovo diventerebbe un pericoloso “precedente”. Noi contrapponiamo l’argomento dell’“unicità” del nostro caso. In effetti non c’è un altro luogo al mondo, in cui ci sia stato un intervento internazionale, dopodiché per otto anni è stata l’Onu a governare il paese e la Nato a garantirne la sicurezza interna. E’ davvero un caso unico. La stessa deflagrazione della Yugoslavia non ha eguali. E comunque non dobbiamo dimenticarci perché l’Onu è intervenuta.
Insomma, ci sono validi argomenti a favore dell’unicità del “caso” Kosovo e francamente non credo che il riconoscimento dell’indipendenza possa creare problemi a qualsiasi paese in difficoltà con minoranze etniche.
Alle ultime elezioni ha vinto Hashim Thaci, ex leader dell’Uck, sconfiggendo il partito di Rugova. Come va interpretato questo dato?
Il partito di Hashim Thaci ha vinto, ma in realtà ha preso 5000 voti in meno rispetto all’ultima tornata elettorale. Quindi questa vittoria è più il risultato del fatto che è andata a votare pochissima gente. Perché poi non si è trattato nemmeno del 45%, come si è letto, ma del 42-43%. L’Ldk, il partito di Rugova, ha scontato anche la delusione dei suoi elettori che non hanno accolto favorevolmente il fatto che il partito si sia diviso dopo la morte di Rugova.
Insomma l’esito di queste elezioni è il risultato in primo luogo della scarsa partecipazione della gente, che ha così espresso il proprio scontento per una classe politica poco affidabile. Il voto al Pdk di Thaci, in questo senso, segnala al contempo una sorta di disperazione, ma anche il desiderio di vedere qualche cambiamento.
Con l’indipendenza che tipo di Stato nascerà?
La bozza della nuova costituzione è già stata preparata. Sono stata coinvolta come esperta esterna per la parte dei diritti umani e posso di ...[continua]
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