Puoi raccontarci la tua storia di giornalista e il percorso che ti ha portato a cambiare completamente strada?
Mi sono avvicinato al giornalismo per caso. Al liceo avevo una sensibilità verso alcuni temi che mi appassionavano, sociali, di denuncia… Negli ultimi anni del liceo mi ero un po’ interessato di politica però, rispetto ad altri coetanei che ho conosciuto nel corso del tempo, non ero un grande lettore, magari leggevo di più la parte sportiva del giornale. Poi durante gli anni di università…
Che facoltà hai scelto?
Ho fatto prima Agraria per due anni, dove ho proseguito a non interessarmi più di tanto all’attualità.
Dopo due anni, ho lasciato Agraria e ho iniziato Scienze Politiche che, per forza di cose, è una facoltà che ti fa interessare di più a ciò che succede; soprattutto, lì ci sono molte più persone che seguono l'attualità e, di conseguenza, il giornalismo.
Con il passaggio a questa nuova facoltà mi sono imbattuto in un gruppo di ragazzi che aveva il sogno di aprire un piccolo giornale. Ci sono tanti giornali legati alle singole università, e ogni facoltà ha il suo, ma questo progetto era invece meno legato all’università in senso accademico, quindi meno legato ai finanziamenti universitari.
In quella rivista sono confluiti ragazzi di provenienza diversa, sia dal punto di vista della formazione culturale sia di facoltà: ce n’erano alcuni di Scienze Politiche, altri di Giurisprudenza, altri addirittura che studiavano teatro al Piccolo... Forse la miccia che aveva unito questi ragazzi -il gruppo esisteva da prima che io li conoscessi- era più legata al loro attivismo politico.
In che anno siamo?
Siamo all’inizio del 2009. Erano tutti ragazzi che provenivano da un’esperienza scout (anch’io lo ero stato), che avevano fatto esperienza nel volontariato sia in Italia sia all’estero, persone quantomeno curiose; alcuni di loro erano abbastanza “militanti” dal punto di vista politico, senza avere una formazione troppo rigida. Il gruppo era molto eterogeneo. Alcuni di loro avevano militato a sinistra in veri e propri gruppi politici o collettivi; erano gli anni in cui Berlusconi aveva vinto per la terza volta le elezioni, quindi il berlusconismo da una parte, l’antiberlusconismo dall’altra erano sentimenti che entravano nei gangli della società a tutti livelli, e coinvolgevano persone che votavano da pochi anni -io stesso ho votato per la prima volta nel 2006.
In questo contesto generale, trovandoci nella cantina della casa di uno di questi ragazzi, abbiamo cominciato a fare delle riunioni, degli incontri. Eravamo circa una ventina.
Nel febbraio del 2009 ho fatto un viaggio in macchina nell’Est Europa con quattro di questi ragazzi. Siamo stati anche ad Auschwitz... Lì si è consolidata la nostra amicizia. Intanto, parallelamente, continuavano le nostre prime riunioni. La cosa interessante è che, pur essendo io curioso, in quel momento il giornalismo non era per me assolutamente un’opzione; era qualcosa di abbastanza lontano, mi sentivo solo un “lettore” nemmeno troppo accanito, interessato sicuramente di politica italiana e di alcune questioni sociali. Negli anni mi ero appassionato alle questioni del boicottaggio della Coca-Cola e dell’impatto del consumo della carne, temi molto vari e anche slegati tra loro; non è che avessi una competenza particolare, perciò avevo un po' di soggezione nei confronti degli altri che mi sembravano molto più competenti su certi temi di attualità.
Una delle cose che più mi aveva incuriosito era il fatto che loro comunque volessero occuparsi di Milano, cioè di temi vicini a noi; non si interessavano, per esempio, dalla questione israelo-palestinese, che pure era un tema molto dibattuto e seguito in quegli anni. Ritenevamo che avesse più senso che se ne occupassero persone molto più esperte e competenti.
Noi invece, in modo magari anche un po’ ingenuo, spontaneo, avevamo pensato si potesse fare a Milano una sorta di “giornalismo di strada” cercando informazioni di prima mano e non andando a cercarle su Internet, per andare a leggere articoli di grandi giornalisti e poi riscriverli male noi…
Mi ricordo la prima occasione dataci dalla cronaca cittadina: c’era stata una delle tante crisi dei richiedenti asilo eritrei che, per questioni burocratiche, erano ospiti in una struttura da cui erano stati mandati via… e avevano passato la notte in strada. Questa istanza era stata cavalcata da alcuni Collettivi politici gi ...[continua]
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