Quali sono le caratteristiche di questo territorio sul piano industriale e come sta affrontando la crisi?
In questo polo industriale ci sono tre o quattro realtà significative. La realtà nazionale più importante, in termini di prestigio, di quantità di operai, di produzione, di fatturato è sempre stata l’Elettrolux, ex Zanussi. C’è poi la Cimolai, azienda tra le più avanzate nelle costruzioni metalliche, specializzata in ponti, viadotti, stadi, ecc. che opera in Italia e all’estero, e poi grossi gruppi come Casagrande, Savio, ecc.
In questi ultimi decenni però ha preso sempre più piede, come fatturato, occupazione e anche innovazione tecnologica, il settore del legno, che è oggi quello prevalente.
Il cosiddetto distretto del mobile comprende un vasto territorio posto a cavallo del fiume Livenza e diviso tra le regioni del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, in particolare tra Pordenone e Treviso.
Oggi la crisi si sta facendo sentire anche qui, anche se non in maniera drammatica, ma negli anni della piena espansione in quest’area si contavano tra i 22.000 e i 23.000 dipendenti. Le realtà che, nonostante la contingenza negativa, stanno andando abbastanza bene sono quelle che hanno puntato sui prodotti medio alti. Anche in questi giorni arrivano ordini di cucine, salotti, soggiorni, soprattutto nel settore moderno. Il tradizionale massiccio è quello che sta pagando il prezzo più alto.
Le aziende più importanti in questo settore sono la Friul Intagli e la Media Profili, ma ci sono anche tante realtà di media dimensione. Frequentemente le aziende lavorano per due o tre committenti. L’Ikea è presente quasi dappertutto nelle grandi realtà. Con richieste di qualità.
Proprio un addetto ai lavori mi spiegava: "Guarda, noi facciamo dei prodotti per l’Ikea in confronto ai quali i miei mobili di casa sono decisamente peggiori”. La carta di rivestimento è ricercata, la bulloneria e la viteria, la parte metallica, sono cromate, le vernici sono ad acqua. Parliamo pertanto di prodotti che, pur costando poco, non sono affatto scadenti in termini di qualità, anzi. Insomma l’idea di un prodotto che costa poco ed è "usa e getta” non vale più.
Tanto è vero che noi avremo un problema quando il boom Ikea si diffonderà, perché non è un mobile che dura una settimana o un anno.
Diceva che il comparto del legno di Livenza è caratterizzato anche da una forte innovazione tecnologica.
L’azienda leader incontrastata -probabilmente a livello europeo- è la Friul Intagli, che si distingue per innovazione di prodotto e di processo, e per la difesa dell’ambiente.
Il titolare ha fatto enormi investimenti in termini di qualità. Non sembra neanche una fabbrica: si può andare in verniciatura vestiti da festa! C’è un indotto di occupazione, solo per tenere pulita la fabbrica… non c’è un filo fuori posto.
Le migliori macchine che sforna il mercato sono lì, le migliori attrezzature per la difesa dell’ambiente, per l’aspirazione, l’abbattimento delle polveri, delle vernici, sono lì.
Ora, io non conosco il pesarese e la Brianza. Ma mentre la Brianza ha la firma, il design, qui c’è molto il copiare; esclusa la Balducci, in generale non è una zona caratterizzata dal design, ma da un arricchimento o comunque da una produzione che si ispira al design dalla Brianza e qui lo trasforma.
D’altra parte in Brianza non c’è né la capacità produttiva né l’innovazione tecnologica che c’è qui, e tantomeno nel pesarese.
Questi sono i tre grandi poli. La Brianza caratterizzata dal design, il Livenza dalla quantità e qualità, e poi il pesarese, che punta a un mercato più basso. Almeno così si dice nel mondo dei mobilieri.
In questo territorio i lavoratori del settore del mobile e quelli della meccanica fanno parte di due mondi diversi. Può raccontare?
Io sono arrivato nel settore del mobile nel ’92 venendo dalla Zanussi. Ci ho messo qualche mese a scoprire che, passato il fiume Livenza, è un altro mondo!
Alla Zanussi, ad esempio, si lottava per evitare, per impedire gli straordinari al sabato. Nel settore del mobile la logica era ribaltata. Il lavoratore pensava: "Se non faccio straordinario durante il giorno e il sabato, vuol dire che c’è crisi”. Cioè lo straordinario era una richiesta anche degli operai, che ovviamente erano pagati in nero.
Ma in generale la mentalità, l’ambiente, la cultura sono sempre stati molto diversi. ...[continua]
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