4 maggio 2009
Non tutto il male vien per nuocere. Una volta divorziato da una moglie che l’ha accusato di “frequentare minorenni” Berlusconi potrà fare la comunione e rappresentare così ancor più degnamente i “valori cristiani”.
5 maggio 2009. Terremoto
Finalmente il sole ed il tiepido caldo offrono agli sfollati la possibilità di uscire dalle tende nei campi della provincia aquilana e dagli alberghi sulla costa abruzzese.
Nel campo di Tempera una vecchia che non ha parole per me, ma solo sorrisi elementari, viene fuori dalla tenda e siede immediatamente avanti a guardare la gente che passa; sta qui per ore immobile a godersi questo sole di maggio. Le medico da qualche tempo una ferita alla gamba, esito del crollo del 6 aprile. Nient’altro. Non ci sono parole per me malgrado mi sforzi, malgrado le dimostri una certa simpatia. Per me, solo un cenno di ringraziamento, uno sguardo veloce poi via, al sole di maggio.
Sulla spiaggia di Montesilvano la gente de L’Aquila non ha parole per me. I bambini giocano sulla sabbia, i genitori li curano un po’ e sorridono al risparmio come la vecchia di Tempera. L’assurdo è proprio in questa immagine di mare: gente in vacanza forzata, gente che gioca e non si diverte, non ride affatto, gente che al mare non indossa il costume da bagno ma pantaloni di velluto corciati fino alle ginocchia: un popolo di balneatori tristi sotto il primo sole di maggio. E’ estate sui boulevard videosorvegliati di Montesilvano Spiaggia anche se non è vero. E non ci facciamo mancare proprio nulla: le gelaterie e gli stabilimenti balneari che aprono in anticipo, i senegalesi che vendono merce taroccata, la porchetta calda, il calesse con il cavallo per la passeggiata a 50 euro, le giostrine per i bambini, il parcheggio che non si trova, la guardia municipale che rompe i coglioni a tutti. Manca solo il caldo, per il resto potresti scommetterci che è davvero estate!
Ci sono migliaia di persone sfollate sulla costa. A Montesilvano Spiaggia sono circa 2000. Circa 6000 da Vasto (CH) a Martinsicuro (TE).
I proprietari degli alberghi cominciano a chiedere quanto durerà tutto questo: ci sono le prenotazioni per la stagione estiva, ci sono i Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 tra poco più di un mese, ci sono gli affari che, come sappiamo, sono altra cosa rispetto alla solidarietà, al cuore grande della gente d’Abruzzo. Gli amministratori locali lo sanno bene e rassicurano i proprietari degli alberghi: “Presto se ne andranno”, dicono, mentre tutti, sfollati e proprietari, si chiedono dove: “Dove?”.
Di certo c’è una bomba innescata sulle spiagge d’Abruzzo e a disinnescarla non basterà la parola dei sindaci a farsi carico, tra breve, del business degli albergatori e delle esigenze abitative degli sfollati negli alberghi della costa. L’unità di crisi del 118 di Pescara, i medici di guardia e le associazioni di volontariato, hanno assicurato a questa gente una decente copertura sanitaria; qui ci sono soprattutto anziani che hanno bisogno di cure, di analisi del sangue, di visite specialistiche, di indagini strumentali. L’unità di crisi del 118, filtrando le richieste d’aiuto, ha impedito che molta di questa gente si riversasse al Pronto Soccorso di Pescara intasandolo inutilmente. La speranza è che la gestione di questo tipo di bisogni di cura, passi al più presto ai distretti sanitari.
Intanto. Il proprietario del calesse litiga con il venditore della porchetta per questioni di posizionamento. Un esponente di un partito di maggioranza del Comune di Montesilvano raccoglie firme contro la sua maggioranza. Un senegalese che vende borse ascolta un bellissimo pezzo rap alla radio. Lilly, il mio cane, gioca con i bambini sulla spiaggia. Ma nessuno di noi sembra divertirsi. Nonostante questo tiepido sole di maggio che fa finta di riscaldarci.
(Lorenzo Marvelli, infermiere)
11 maggio 2009. American Gulag
Un adulto americano ogni cento Pew è dietro le sbarre e per i maschi neri si arriva a uno ogni nove Liptak. Con i 5 milioni in probation e parole siamo a uno ogni 31 Pew. Il 2% degli americani e il 14% dei neri (5 milioni di ex carcerati) hanno perso il diritto di voto The Economist. Metà dei carcerati sono neri, ma i neri sono il 13% della popolazione. Se il tasso d’incarcerazione per i bianchi è di 409 per 100.000 per i neri è 2.468. Se poi si considerano solo i maschi il tasso per i bianchi sale a 736 mentre per i neri arriva a 4.789 ma in molti stati supera abbondantemente quota 10.000. Non stupisce quindi che in un quarto degli stati il 10% dei maschi neri adulti sia in galera. Questo si spiega perché, pur essendo il 13% dei drogati, i neri sono il 35% degli arrestati per possesso di droga, il 55% dei processati per questo reato e il 75% di quelli che stanno scontando una pena per questo delitto. prisonsucks - ICJ - Webb.
Un terzo dei ventenni di colore è in prigione o in libertà vigilata e per i giovani neri passare un periodo di tempo in prigione è un “rito di passaggio” come lo era per noi fare il servizio militare. Il loro tasso d’incarcerazione è di 13.000 per centomila, mentre per i loro coetanei bianchi è di 1.700 Sentencing Project - Hrw. Ci sono più ragazzi neri in prigione che all’università Donohoe.
Le donne detenute sono 200.000 e spesso si ha notizia di una di loro costretta a partorire ammanettata mani e piedi AI - Liptak. 100.000 detenuti sono in isolamento nei supermax e nelle Shu The New Yorker. 3.300 sono nel braccio della morte. Gli ergastolani sono 130.000. Un quarto non ha la possibilità di rilascio sulla parola (Lwop) e di questi circa 3.000 erano minorenni al momento del crimine (alcuni di 13 e 14 anni) Liptak.
Il prezzo del mantenimento del gulag americano è di 60 miliardi di dollari annui e l’intero sistema giudiziario-penale ne costa 200 Webb.
In California ogni detenuto costa 40.000 dollari all’anno (come tenerlo a studiare ad Harvard), ma se i matti fossero in manicomio e i drogati in comunità la spesa diventerebbe di 20 e 10 mila rispettivamente. Il Governatore Schwarzenegger sta tentando di salvare il bilancio rilasciando 22.000 dei 160.000 carcerati californiani International Herald Tribune 11/01/2008.
(giusticlaudio@aliceposta.it)
14 maggio 2009. Crisi personale
Edmund L. Andrews, analista economico del New York Times ha pubblicato un lungo articolo sulle sue vicissitudini finanziarie, destinato a diventare a breve un volume. Già “se c’era qualcuno che avrebbe dovuto evitare la catastrofe dei mutui ero io”, esordisce Edmund e invece, pur avendo seguito la crisi asiatica del 1997, il crollo russo del 1998 e il collasso delle imprese dot com nel 2000, non è riuscito a evitare la spirale dei mutui: complice la facilità di accesso al denaro e una neonata relazione sentimentale. Andrews racconta dettagliatamente la facilità con cui si può rimanere intrappolati nell’illusione di poter abitare una casa obiettivamente al di sopra delle proprie possibilità, ma che proprio i mediatori ti spingono a comprare, e così gli alimenti all’ex moglie spariscono dai conti (non c’è bisogno di menzionarli spiega il tuo consulente) e con un reddito di meno di tremila dollari -sufficienti a vivere in affitto in un piccolo appartamento- si parte all’acquisto di una casa da più di 400.000 dollari, una follia. Ma in fondo questi pseudo-consulenti e gli istituti che offrono mutui a chi non potrà mai pagarli sono lì per farti sognare e poi, come gli ha spiegato il super-mediatore, “chi sono io per dirti cosa puoi e cosa non puoi avere?”. E comunque la firma sul mutuo è la tua. E così di disavventura in disavventura si passa a un tasso superiore all’8%, ma poi la casa aumenta di valore e il mutuo viene rimpolpato. La doccia gelata però alla fine arriva il giorno che il bancomat ti dice che il tuo conto è praticamente vuoto e lì scopri che la visione del denaro che hai tu e quella che ha la nuova fiamma non coincidono affatto, e se poi lei perde anche il lavoro…
Ma come si fa a rimanere a secco, senza accorgersene? Beh, Edward ha scoperto che la MasterCard, ad esempio, applica una curiosa politica verso i suoi debitori, ogni volta che sfori (anche di soli cinque dollari) ti ritrovi sul conto un accredito di 100 dollari al modico costo di 10 dollari per il privilegio (per cominciare), perché poi ci sono i tassi (a due cifre).
Il panico arriva a fine 2007 quando solleciti e bollette da pagare stanno invadendo la casa. Ma poi, inaspettata, arriva la crisi, con effetti imprevisti, non ultimo il fatto che le tue banche creditrici ora non riescono neanche a star dietro alle bancarotte personali. Alla Chase gli spiegano che ogni operatore ha circa 500 mutuatari da seguire e quindi allo stato attuale non hanno tempo per pignorargli la casa.
(www.nytimes.com)
18 maggio 2009. “Cittadini responsabili”
Un gruppo di giovani pachistani, stanchi delle lamentele dei genitori, hanno preso una curiosa iniziativa: alla domenica si attrezzano del necessario, dopodiché vanno in città a raccogliere la spazzatura. Pare che gli studenti, peraltro di buona famiglia, siano stati ispirati dal recente movimento degli avvocati.
Shoaib Ahmed, 21 anni, l’ha spiegato in poche parole: in Pakistan tutti si lamentano, ma nessuno fa niente e allora i ragazzi si sono chiesti: “Perché non muoverci noi?”.
Detto fatto, sono andati su Facebook e hanno invitato tutti gli amici a una raccolta rifiuti domenicale.
Il Pakistan è un paese funestato da problemi gravissimi, come l’estremismo islamico e la povertà, ma pare stia emergendo una nuova generazione di giovani che guarda con scetticismo ai privilegi dei genitori e considera i mullah alla stessa stregua dei militari.
Shahram Azhar, il cantante dei Laal, una rock band pachistana, sostiene che i talebani governano la valle di Swat per una ragione banale: sono ben organizzati.
Il movimento, autodefinitosi “cittadini responsabili”, è ancora ristretto, tuttavia l’ultima domenica, considerata l’ora e il caldo, c’era una discreta folla. Tra i maggiori inconvenienti dell’impresa c’è la carenza di cestini. Ma ben più grave è la lunga tradizione che ha visto alternarsi governi deboli e corrotti e colpi di stato lasciando una società civile inerte e disperata.
Così ai passanti questo inedito assembramento di giovani peraltro vestiti più da newyorkesi (jeans, t-shirt e occhiali da sole) che da pachistani suscita reazioni differenti: chi si compiace, chi li guarda con scherno, chi si chiede se (dato che sono visibilmente di buona famiglia), non si tratti del progetto di qualche college. E così i “cittadini responsabili” si sono dovuti confrontare con uno dei maggiori problemi del Pakistan, il crescente gap tra ricchi e poveri. Decadi di povertà e sistemi educativi insufficienti hanno creato una generazione in balia dei fondamentalisti. E così quella che doveva essere un’iniziativa per dare l’esempio si è trasformata in un’occasione di cambiamento e presa di coscienza: “I ricchi non se ne interessano, i poveri non possono fare niente, solo la classe media può cambiare le cose”, insomma “tocca a noi” ha concluso uno dei giovani.
18 maggio 2009. Informazioni digitali
Il contenuto digitale mondiale ha raggiunto quota 487 miliardi di gigabyte. Se venisse stampato e rilegato in libri formerebbe una pila in grado di coprire la distanza tra la terra e Plutone 10 volte. Una grossa proporzione è occupata da foto digitali e immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza. Tale contenuto è destinato a raddoppiare in soli 18 mesi. Il 70% delle informazioni sono create da singoli individui e riguardano telefonate, email, foto, transazioni bancarie o post sui siti di social network. Ad oggi almeno il 25% delle informazioni necessitano di una cura particolare e quindi di sistemi di archiviazione sofisticati. Il cosiddetto “digital storage”, l’immagazzinamento di dati sensibili sta diventando un bisogno crescente per le ditte.
(guardian.co.uk)
22 maggio. Appello degli Ebrei contro l’Occupazione
Noi della rete Ebrei Contro l’Occupazione denunciamo la deriva illiberale e razzista dello Stato di Israele, che molto preoccupa chi abbia a cuore giustizia, libertà e pace. Dopo la strage compiuta a Gaza dall’esercito israeliano, sotto la guida del governo del partito Kadima presieduto da Olmert, la deriva militaresca, razzista ed illiberale di Israele è proseguita con il nuovo governo della coalizione di destra, presieduta da Netanyahu. I propositi decisamente razzisti sono ora apertamente dichiarati, soprattutto dal ministro degli affari esteri, il signor Lieberman, e sembrano diffusi largamente tra i giovani delle scuole medie superiori, quelli che si apprestano ad entrare nell’esercito. Due fatti particolarmente gravi:1) la persecuzione dell’associazione pacifista New Profile, di cui alcuni membri sono stati fermati e perquisiti ed i loro computer sequestrati. Dopo liberati, sono stati diffidati dal comunicare tra loro e con altri; 2) la preannunziata legge che proibisce il racconto e la commemorazione della Nakba (la Catastrofe), la cacciata di oltre 700 mila palestinesi dalle loro case e dalle loro terre avvenuta nel 1948-49, e, a diversa intensità, in tutti gli anni successivi fino ai nostri giorni. Il ricordo della Nakba viene vietato a tutti, Israeliani Arabi (il 20% circa della popolazione) ed Ebrei, l’80% circa. La pena prevista per i contravventori sarà di tre anni di carcere! Si vuole cioè stabilire che la fondazione dello Stato Ebraico, che è coincisa con la cacciata dei Palestinesi arabi dalle loro case e la completa distruzione di centinaia dei loro villaggi (detta, a buona ragione, El Nakba dai Palestinesi) è una festa per i vincitori, e gli sconfitti e chi difende i loro diritti non debbono aver libertà di parola, per non rovinare la festa. Questo atteggiamento inumano, e le leggi atrocemente ingiuste che lo attuano, suscitano l’indignazione nostra e di chiunque abbia senso di giustizia, e desiderio di veder la pace finalmente instaurata tra il Mediterraneo ed il Giordano. L’avvento della pace richiederà comunque molto tempo, forse generazioni, dopo tanti decenni di ingiustizie, guerre e persecuzioni: per questo crediamo che sia urgente iniziare il disarmo delle inimicizie e del disprezzo subito: occorre dare inizio al cambiamento radicale di atteggiamento umano verso le vittime delle ingiustizie da parte dei persecutori. Non è certo negando queste elementari verità, o peggio ancora togliendo la libertà di parola a chi le proclama, che Israele potrà esser considerato un Paese civile e tantomeno potrà vivere in pace.
23 maggio 2009. Mamme blogger
Le mamme blogger sono in aumento, strette tra gli impegni di lavoro e la maternità o in preda alla frustrazione di un allontanamento dal lavoro coatto, hanno trovato nella rete un luogo di sfogo, ma anche di scambio di aiuti. Pubblichiamo il post di una mamma “lavoratrice indaffarata e felicemente imperfetta”.
Niccolò si sveglia con l’ennesima otite dell’anno. Chiamo la pediatra, che ormai mi/ci conosce e fortunatamente, di solito, davanti ad una otite perforata, mi evita di attraversare la città per la diagnosi. La pediatra non c’è. C’è una sostituta che ovviamente non sa chi io sia.
- Signora chi ha diagnosticato l’otite?
- Io, dottoressa. Dopo una notte di pianti, si è svegliato con otorrea. Non c’è molto da interpretare purtroppo. Oltretutto da quando è nato ne ha avute una ventina per cui non ho dubbi.
- Si, ma io lo vorrei vedere.
- Io oggi non riesco a portarlo, però. Solitamente la dottoressa me lo vede a cura antibiotica terminata.
- Eh ma un’otite perforata... insomma, io lo vorrei vedere.
- L’ha guardato mio padre con l’otoscopio.
- Ah, suo padre è medico?
(No! Si diverte a giocare al dottore con l’otoscopio!!! X@##@!)
- Sì, è medico.
- Va bene, passi a prendere la ricetta.
5 minuti dopo… drin drin!
- Pronto?
- Sono sempre la pediatra. Le volevo dire che le ho fatto una richiesta urgente per tampone auricolare.
- Ah. Io oggi però non riesco.
- Signora ho guardato la cartella e il bambino ha avuto 3 otiti in questi ultimi 3 mesi. Vada in ospedale entro le 17.
- Sì lo so però l’ha già visto il primario, siamo d’accordo che se non diminuiscono il prossimo anno gli metterà i drenaggi. È in cura da lui.
- Ah, perfetto. Però oggi lo porti ugualmente.
- Va bene. continua nel blog
(http://mammaimperfetta.iobloggo.com/)
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