Come sono nate le ricerche del vostro gruppo sulla storia del rapporto della donna con la casa e l’abitare, e che indicazioni se ne possono trarre?
Le storiche affermano che la casa è "il nido e il nodo" della storia delle donne, e anche il nostro approccio è stato quello di occuparci di architettura non come una questione di stili e di scuole ma come espressione di cultura. Quindi, un’architettura delle case e dell’abitare, andando a vedere in che modo, attraverso lo spazio, i diversi abitanti, e innanzitutto le donne che, da sempre, sono legate allo spazio della casa, hanno espresso il proprio tempo, oppure, al contrario, hanno resistito alle trasformazioni, anche radicali, che di volta in volta avvenivano.
Non c’è dubbio che nel corso dei secoli si assiste ad una progressiva messa in ordine dello spazio della casa. Nel Medioevo vediamo, per esempio, una forte contraddizione fra una struttura sociale fortemente gerarchica e un abitare fortemente promiscuo testimoniato dall’impianto e dalle tipologie delle case stesse, dove tutto gravita attorno al fuoco della cucina, dove si dorme e si mangia nella stessa stanza, uomini, donne e bambini, dove la vita materiale trascorre nella confusione dei gesti e delle pratiche. In questa promiscuità, malgrado la forte struttura gerarchica, la donna gode di spazi di manovra e di libertà. Ma anche nelle case dei ricchi borghesi del Rinascimento, ad esempio a Firenze, tutte le stanze vengono vissute in modo indifferenziato. Sarà più tardi, nel XVII° e XVIII° secolo, che le stanze avranno un nome, non si chiameranno più genericamente chambres, ma chambre à coucher, camera da letto, sala da pranzo e via dicendo. Si dovrà, però, aspettare l’Ottocento, che noi abbiamo definito "l’epoca del trionfo del privato", perché la casa assuma appunto una dimensione quasi esclusivamente privata, priva, cioè, di ogni dimensione collettiva che invece prima era presente, nella società come nella casa. Nell’Ottocento, in sintonia con la messa in ordine dei corpi nella città attorno al luogo della produzione, cioè la fabbrica, si assiste alla costituzione della casa come organismo della riproduzione: ad ognuno la propria stanza, ad ogni stanza una specifica funzione. La donna viene eletta regina del focolare domestico e tocca il punto più basso del suo grado di libertà.
L’Ottocento, in realtà, è il secolo buio nella storia delle donne, è il secolo in cui le donne, che si assoggettano a vivere nell’unico modo stabilito, verranno internate, ventimila solo a Parigi.
Ecco che allora, riflettendo sul processo che ha trasformato la casa da spazio disordinato medievale a spazio dell’ordine nell’Ottocento, ci siamo accorte che la dimensione del privato, così come si costituisce in Europa, separando funzioni, soggetti, dando nomi alle cose, è una dimensione maschile, estranea all’esperienza femminile. Abbiamo cercato di rintracciare e ricostruire la storia del modo di abitare delle donne, che purtroppo è un modo di abitare su cui si è scritto pochissimo. Io stessa ho dovuto lavorare per anni prendendo frammenti qua e là da testi diversi; la ricostruzione che abbiamo fatto presenta ancora adesso grandi zone d’ombra, perché si basa su di una cultura prevalentemente orale. Però quei rari esempi significativi che sono stati rintracciati dimostrano, appunto, che la cultura della separazione è estranea all’abitare delle donne. Ad esempio, nella cultura contadina è presente una modalità dell’abitare tra il dentro e il fuori, sulla soglia di casa, una dimensione ancora molto presente nella cultura della donna del sud Italia; l’essere sulla porta come collegamento tra il dentro e il fuori, tra il pubblico e il privato. Oppure, andando a vedere in tutt’altra classe, la nobiltà del Seicento francese, si può trovare l’esperienza delle donne appartenenti al movimento delle "Preziose". Queste donne, ad esempio, introdussero un modo abbastanza anomalo di ricevere gli ospiti e di vivere la convivialità. La più famosa fu Madame de Rambouillet, una donna molto potente, che creò un salotto in forte opposizione al regno di Luigi XIV, di cui non condivideva né i modi né le posizioni politiche. Questa donna -quasi per caso, poiché era di salute cagionevole- scelse come luogo d’incontro la sua camera da letto e cominciò a ricevere stando a letto, facendo di questa camera il suo ...[continua]
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