Partiamo dal nome, populismo...
Innanzitutto si può dire che "populismo” è un termine ambiguo e può avere diverse valutazioni. Non ha una struttura concettuale chiara e, quindi, non può essere nemmeno considerato un termine contestato. La possibilità di essere contestati è propria dei termini che hanno una base, anche se minima, riconosciuta, su cui è possibile spendersi e, anche, appunto, contestare altre interpretazioni. Per esempio un concetto come "libertà” è contestato. Isaiah Berlin pensa la libertà come "libertà negativa”, mentre altri ritengono che la libertà debba anche essere "positiva” ovvero proiettata alla realizzazione dell’autonomia della persona. Ricordiamo le polemiche degli anni Cinquanta sulla libertà "sostanziale” dei paesi socialisti e quella "formale” dei paesi liberali, o viceversa. Quello era un classico termine contestato. Lo stesso non si può dire del populismo, nessuno può dire che un populismo è vero e l’altro falso, o che ha un nucleo di principi definibile e sul quale dibattere. Populismo è un termine ambiguo e in quanto tale può essere utilizzato in modi diversi, ha una capacità di malleabilità straordinaria.
In secondo luogo, è un termine che indica un fenomeno socio-politico legato al contesto. Il populismo non è mai decontestualizzabile, non è una categoria scorporata, è sempre basato su un’esperienza culturale, sociale, storica, specifica. Il Sudamerica ha un populismo diverso dall’Europa, l’Italia ha avuto un caso di populismo diverso dalla Svezia, insomma, è contestuale. Quindi, ambiguo e contestuale. In terzo luogo, il populismo non ha un apparato istituzionale o procedurale proprio, autonomo. Il populismo lo si può definire in relazione a un altro regime, per esempio alla democrazia, ma non ci sono regimi populisti o sistemi populisti. Direi che il populismo lo si può studiare tenendo presente il suo rapporto con altri regimi, per esempio la democrazia e il fascismo, perché condivide qualcosa di entrambi.
Questo mi sembra che sia l’approccio più convincente per studiare e per capirlo. E per fare un po’ di chiarezza.
Ecco, in rapporto con la democrazia?
Rispetto alla democrazia, il populismo condivide e trasfigura i due suoi fondamenti, che sono il popolo, cioè il sovrano collettivo, e il principio di maggioranza. Contestando un tipo particolare di democrazia, quella costituzionale, quindi rappresentativa (fondata sul voto individuale, la rappresentanza come mandato, e la struttura partitica della competizione elettorale), il populismo rivendica un’unità di popolo, vuole espungere la dimensione individuale della scelta tra preferenze, e ha della rappresentanza una concezione corporata -il rappresentante incorpora il soggetto collettivo, il popolo, al quale assegna unità di presenza e azione. In secondo luogo, rispetto al principio di maggioranza, il populismo interpreta la maggioranza non semplicemente come una regola per decidere chi decide, ma come la sostanzialità e forza del popolo "buono” o "autentico”, diventando così un sistema maggioritarista. I due pilastri della democrazia, popolo e maggioranza, vengono trasfigurati in una forma tale che alla fine generano una democrazia diversa da quella che noi conosciamo, in cui gli strumenti attraverso i quali la maggioranza e il popolo operano -lo strumento rappresentanza, lo strumento leadership, lo strumento partito- non sono più gli stessi.
Questo può succedere poiché la democrazia costituzionale è un sistema elastico, adattabile a un sistema maggioritario o proporzionale, dunque più o meno pluralistico o maggioritarista; è questa elasticità che il populismo sfrutta fino al suo uso estremo, oltre il quale si passa in un altro regime. Il populismo sta ancora dentro alla democrazia, non nasce dove non c’è democrazia e, però, se conquista il potere, può avere la tentazione di andare fuori.
Ma ci sono movimenti di opposizione populista…
Certo, il populismo, nelle democrazie, può essere un movimento di opinione opposizional ...[continua]
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