Una Città166 / 2009
Giugno-Luglio


LA MATTINA DOPO IL VOTO... Una campagna elettorale che aveva visto una partecipazione e un interesse straordinari, con grandi novità, come i confronti televisivi tra i candidati, e poi le manifestazioni, le discussioni, gli incontri, la voglia di parlare… fino alla doccia fredda dei risultati; la popolarità di Ahmadinejad, che certo non va sottovalutata, nei quattro anni di governo si è però ridimensionata, anche a causa di una politica economica dissennata e populista che gli ha attirato le critiche degli stessi conservatori; il sospetto che dietro la diatriba elettorale si stia compiendo una sorta di colpo di stato della generazione di Ahmadinejad contro il blocco di potere rappresentato da Rafsanjani; un paese fatto per due terzi di giovani, vitale e ospitale, con cui il regime dovrà comunque fare i conti; intervista a Marina Forti (da pag. 3 a pag. 6).
IL POTENZIALE DI CAMBIAMENTO. Un’Amministrazione americana finalmente non islamofoba, pragmatica, aperta al dialogo e capace di criticare le politiche di Israele; l’incognita di Pakistan e Afghanistan e l’impegno del ritiro in Iraq, ormai improrogabile, pena una grave perdita di credibilità nell’intera regione; l’Iran oggi più che mai una pedina cruciale, con un grande potenziale di cambiamento, rispetto a cui occorre grande cautela, ma anche una ferma denuncia delle violazioni; intervista a Stephen Bronner (pag. 7-8).
LA DEMOCRAZIA DELL'OPINIONE PUBBLICA. Il berlu­sconismo è un fenomeno complesso, che non si esaurisce nella persona, né nel populismo o nella telecrazia; le linee di continuità tra le nuove formazioni politiche e i vecchi partiti della prima Repubblica; la mancanza di coraggio della sinistra sulle questioni fondamentali, in particolare sulla laicità, dove dimostra di non essere affatto sulla lunghezza d’onda dei cittadini; il rischio di un conflitto generazionale e il problema, atavico, del Sud; intervista a Marc Lazar (da pag. 9 a pag. 11).
QUANDO I RIFLETTORI SI SPEGNERANNO… I campi allestiti per i terremotati appaiono sempre più chiusi e militarizzati; un intervento centralizzato fino all’esasperazione che non accetta aiuti esterni e di fatto ha estromesso le istituzioni locali; i dubbi sul destino di una città che si identifica col suo centro storico e l’incognita del futuro dell’università, attorno a cui ruotava gran parte dell’economia; intervista a Zef Muzhani (da pag. 12 a pag. 15).
QUALCOSA E’ CAMBIATO. Una lettera dai luoghi colpiti dal terremoto, di Lorenzo Marvelli (pag. 15).
I LAVORI UMILI ANDRANNO VIA. Lino Lunardelli, artigiano dell’abbigliamento, ripercorre gli anni del boom quando a Treviso c’erano 7-800 ditte che lavoravano solo per Benetton, e poi l’arrivo della globalizzazione e infine la crisi, con la chiusura di tante ditte e il trasferimento all’estero di altre; un lavoro, quello dei terzisti monocommittenti, che oggi consiste per un terzo nel "recuperare” capi d’abbigliamento che arrivano da India e Cina; le preoccupazioni per il futuro e la speranza che l’Europa intervenga per salvare il patrimonio di una manodopera qualificata (da pag. 16 a pag. 18).
UN’AMNESIA GLOBALE. Una malattia terribile perché colpisce le funzioni cognitive, in primis la memoria, ma anche "contagiosa” perché mette sotto sforzo le risorse fisiche e psichiche di chi vive accanto al malato; con l’Alzheimer non solo si dimentica la vita vissuta, ma si diventa incapaci di accumulare nuovi ricordi; i dilemmi etici dell’ultima fase e l’importanza di dare legittimità giuridica alla figura del fiduciario, a cui si potranno delegare le decisioni cruciali nel momento dell’incompetenza decisionale; le speranze nei nuovi farmaci e una colpevole assenza della politica davanti a una patologia che rischia di mettere in ginocchio i paesi occidentali; intervista a Daniele Villani (da pag. 19 a pag. 23).
Il servizio delle centrali è dedicato ai terremotati de L’Aquila.
HO IMPARATO AD ASPETTARE. Cristina Molfetta racconta della sua prima esperienza di cooperazione in un grosso campo profughi in Bosnia, negli anni della guerra, a cui poi seguirono progetti in Sud America, Pakistan, Darfur, Kurdistan… Una cooperazione oggi forse più ricca ma meno autonoma nella scelta di come e dove intervenire e sempre più intrecciata agli interventi militari; le speranze nella cooperazione decentrata che mette in moto anche le risorse di chi, in teoria, si va ad aiutare (da pag. 26 a pag. 28).
QUELLA SERA DEL 3 GIUGNO... A 20 anni dal massacro di piazza Tiananmen, un ex funzionario del Comitato centrale, alcuni studenti, un operaio e un’attivista, alcuni rimasti invalidi, ricordano quella notte e provano a tracciare un bilancio (da pag. 29 a pag. 32).
DIVERSITA’, VALORI, RESPONSABILITA'. Lo stato dell’arte del dibattito sulla diversità ora al centro di un rapporto ministeriale e le polemiche sulla proposta di "statistiche etniche”, che pure sarebbero molto interessanti per indagare l’autopercezione delle minoranze. Il concetto di "immigrazione selezionata”, razzista e inefficace. Intervista a Michel Wieviorka (da pag. 33 a pag. 35).
E POI C’E’ LA STORIA DEL LIBRO… Una vita ricca e avventurosa, fatta di molte "chiamate”, prima la musica, poi la fotografia, la spiritualità...; l’esperienza coi portuali di Genova e l’incredibile avventura di un libro fotografico sui transessuali che nessuna libreria voleva e che oggi è introvabile; la grande curiosità per il mondo e per le persone; intervista a Lisetta Carmi (da pag. 36 a pag. 38).
I DIRITTI UNIVERSALI, LA G-WORD, IL VELO... L’universalità dei diritti non è un’affermazione scontata, bensì una tensione, un percorso, un auspicio; la falsa scelta tra sicurezza e libertà, entrambi diritti fondamentali; il ruolo delle Ong e l’effetto perverso di un dibattito, quello sul genocidio, che ha portato a un’odiosa gerarchia tra crimini terribili; intervista a Marcello Flores (da pag. 39 a pag. 42).
LA RIVOLUZIONE E’ COMINCIATA. Appunti di viaggio dall’Iran alla vigilia delle elezioni, di Enzo Nicolodi (pag. 43).
LA LETTERA DI SHIRIN EBADI, a sostegno di Narges Mohammadi, destinataria del Premio Langer 2009, è a pag. 45.
LA LETTERA DALLA CINA, di Ilaria Maria Sala, è a pag. 46.
APPUNTI DEL MESE. Si parla dei mutui americani, del tasso di corruzione in Medio Oriente e in particolare in Libano, della visita di Gheddafi e dell’odissea a cui sono costretti i profughi che transitano per la Libia, della casa Beit Arabiya, oggi centro per la pace che rischia di essere demolita per la quinta volta, dei checkpoint privati, del silenzio dei leader arabi sull’Iran, di Twitter in Iran, eccetera eccetera (da pag. 44 a pag. 47).
L’IDEALE DELLA FEDERAZIONE EUROPEA. "I presenti scritti sono stati concepiti e redatti nell’isola di Ventotene, negli anni 1941 e 1942. In quell’ambiente d’eccezione, fra le maglie di una rigidissima disciplina, attraverso un’informazione che con mille accorgimenti si cercava di rendere il più possibile completa, nella tristezza dell’inerzia forzata e nell’ansia della prossima liberazione...”. Per il "reprint dell’ultima, l’introduzione al Manifesto di Ventotene, scritto da Eugenio Colorni.
La copertina è dedicata alle donne, ai giovani e ai democratici iraniani.