La corsa di autori ed editori per gareggiare, nelle classi degli istituti superiori nei quali si studia filosofia, a conquistare il maggior numero di copie vendute di manuali, ormai patinati e colorati, è diventata una guerra nella quale tutti si sentono degni della medaglia d’oro.
Giuseppe (Peppe per gli amici) Laterza ha acceso la fiaccola olimpica della corsa inondando di pubblicità le pagine dei quotidiani nazionali per promuovere i tre volumi intitolati Prima Filosofare. Storia attualità domande della filosofia autori Matteo Saudino, Daniele Gorgone, Giorgina G. Moliterno, Stefano Tancredi.
L’opera ha le caratteristiche strutturali delle chiese romaniche sulle quali sono state costruite possenti cattedrali rinascimentali, dotate dunque di fondamenta ancestrali sulle quali ragione, fede e potere hanno elevato creazioni fantasiose.
I volumi del passato dovevano dapprima superare l’esposizione del pensiero di un autore che procedeva mediante schematiche sintesi concettuali che creavano etichette, sempre astratte e dannose, usate da pigri docenti e forse anche a loro utili, ma dannose e incomprensibili per l’allievo. Poi richiamare l’orizzonte politico sociale entro il quale ogni filosofo si era trovato ad agire, quasi eroe solitario in un contesto sociale, che poteva apparire marginale. La tragedia in classe era lo scorretto e indecente professore che dettava appunti, magari residui dei suoi anni lontani passati tra i banchi. La filosofia ne usciva perdente, sconfitta.
Il bello della lezione avrebbe dovuto essere l’impegno di raccontare la materia nella speranza di guadagnare in comprensibilità e concretezza.
Gli autori Laterza, attorno alle mura dell’edifico da costruire, usano un itinerario assai faticoso da percorrere, ma alla fine del quale si saranno strutturate conoscenze che l’edificio renderanno solido non in astrattezze, ma con un metodo (“strada attraverso la quale”, dal greco) valido per aspirare al sapere, per interrogarsi sul senso del mondo e del nostro essere al mondo, rimettere in discussione domande e risoluzioni date. Ed ecco che compaiono subito le parole fangose “fake news”.
In un mondo in cui la bontà del dire pencola tra vero e falso, la filosofia (“amore del sapere”) aiuta a condurre indagini attraverso gli strumenti della ragione e comporre il mosaico della verità (in greco Aletheia, disvelamento).
Ogni capitolo si apre con un aforisma: “Ho udito parlare dei viaggi che filosoficamente hai intrapreso per vedere molti paesi”, recita il primo, tratto dalle storie di Erodoto (il re Creso parla a Solone). L’ultimo nel terzo volume riporta: “L’autobiografia è una ferita dove il sangue della storia non si asciuga”, ed è di Gayatri Chkravorty Spivak, nata nel 1945 a Calcutta, che da Gramsci ha mediato il rapporto egemonia/subalternità oltre che le categorie marxiste di proletariato/borghesia. Ma chi aveva mai incontrato la Spivak nei testi di filosofia per le superiori? Nessuno, diciamolo forte e chiaro.
Occorre entrare nel cantiere con concentrazione e curiosità candida. Afferrare la bussola di cui parla in un brano il filosofo Nello Pollastri: “Se gli individui stessi per quanto più ricchi materialmente, sono sempre più confusi e incerti e sofferenti, se le risposte della tradizione sono sempre più appannate, allora tutto questo fa prendere forma a una spiegazione del bisogno di filosofia, senza chiedere a questa disciplina contratti utilitaristici”. Anche per rispondere al grigio (non di capelli) ministro delle Pubblica Istruzione Giuseppe Valditara che si interrogava qualche tempo fa “a cosa serve studiare l’estinzione dei dinosauri?”. E su un quotidiano nazionale Chiara Valerio ricordava che il matematico Paolo Zelini a chi gli chiedeva: “A cosa servono i logaritmi?”, rispondeva con calma sobrietà: “Mi scusi, ma lei a cosa serve?”. Non si possono studiare solo cose che servono. Studiare serve solo a studiare. Serve a fornire gli strumenti elementari per connettere. I dinosauri servono a ricordarci che siamo il frutto di un’evoluzione.
Acquisire la consapevolezza che siamo protagonisti responsabili del proprio destino e non come sosteneva Shakespeare: “La vita non è altro che un ombra ambulante, povero attore che si pavoneggia e si agita per un’ ora sul palco, e poi non viene più ascoltato. Una storia raccontata da un idiota, piena di suoni e di rabbia, senza significare nulla”.
E la sorpresa dei volumi sta a significare questo cammino nel quale compaiono figure di ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!