Ilaria Cristini è attrice e regista teatrale. Nata e cresciuta a Prato, si occupa di formazione e di progettazione teatrale. Laura Meffe, molisana di origine, vive in Toscana da oltre vent’anni. Art director e brand designer, collabora con numerose realtà del territorio nazionale come libera professionista. Nel 2021 ha fondato il suo Laboratorio di arti visive: Lmff, Laboratorium Meta Fluida Fantasiosa.

“Addormentati” è il titolo del progetto a cui state lavorando da qualche tempo. Di che cosa si tratta?
Ilaria Cristini. L’idea del progetto nasce circa due anni fa dalla lettura di un articolo che riguardava un fatto di cronaca. In Svezia alcuni adolescenti, che venivano da luoghi di guerra e quindi avevano richiesto il permesso di soggiorno, si erano visti revocare il permesso perché erano cambiate le leggi di quello Stato e avevano cominciato a manifestare comportamenti abbastanza strani. Non mangiavano più, erano molto apatici, fino a cadere in una specie di coma, di sonno profondo. Quindi venivano trattati come, appunto, delle persone in coma. Questo fatto così particolare -anche perché questi ragazzini vivevano in città diverse della Svezia, appartenevano a famiglie diverse e non si conoscevano- è stato oggetto di studio da parte di psichiatri e sociologi. Quando ho letto l’articolo che ne parlava sono rimasta molto colpita, vedevo nel loro sonno una sorta di fuga dalla vita, un modo per sostenere il dolore provocato dalla decisione della Svezia. Questo mi ha incuriosito, quindi ho fatto altre ricerche e ho scoperto che la caduta in un sonno profondo si è verificata nel corso della storia anche in altre situazioni, per esempio nei campi di concentramento. Da qui è nato il progetto, con il desiderio di indagare che cosa significa, soprattutto per le nuove generazioni, stare all’interno di un contesto sociale che ti rifiuta, non ti riconosce, non ti accoglie.
Laura Meffe. Quando ho letto l’articolo ne ho subito parlato con Ilaria. Anch’io sono rimasta colpita, quindi ho fatto alcune ricerche e ho trovato un documentario che raccontava proprio quello che era accaduto in Svezia. Lo abbiamo visto insieme e ci siamo dette: “Perché non facciamo qualcosa?”. Quello che subito ci ha unite è stato quello che ci unisce sempre nel nostro discorrere sull’arte, non tanto il trovare risposte quanto il fare domande e far sì che un progetto possa essere utile agli altri per risvegliare un senso critico su certe questioni. La mia ricerca si è svolta sul piano visivo, mentre Ilaria ha iniziato a lavorare sul corpo (su alcune improvvisazioni fisiche), che poi è quello che abbiamo fatto anche con le altre residenze artistiche che abbiamo avuto la fortuna di poter realizzare.
Come si sono svolte queste residenze?
Ilaria. Finora ne abbiamo fatte due con il Laboratorio Nove (con Atto Due), una compagnia di produzione e di formazione a cui io e adesso anche Laura siamo legate. La prima residenza è stata un brainstorming, come raccontava Laura: ci siamo chiuse dentro una stanza con una quantità incredibile di materiale e abbiamo cominciato a confrontarci su quello che avevamo trovato nelle nostre ricerche, sui testi che leggevamo su questo tema. In quella fase non avevamo ancora ben focalizzato quale fosse l’obiettivo primario che ci poteva interessare. Di tutto il materiale studiato abbiamo selezionato una parte, individuando alla fine della prima residenza quale potesse essere il centro del lavoro. Nella seconda residenza abbiamo lavorato con gli attori sia sulla parola sia sull’azione fisica in senso teatrale; con i cittadini invece il lavoro è stato fatto soprattutto da Laura in alcuni “non luoghi”.
Ci siamo focalizzate sulle giovani generazioni, sugli adolescenti -ormai l’adolescenza arriva fino ai trent’anni...-, e ci siamo domandate come si relazionano alla società di oggi. Abbiamo notato che i giovani hanno molte difficoltà rispetto al contesto sociale attuale, perché sono continuamente sottoposti a prove sempre più alte, quindi non riescono a rimanere al passo. Questo, come sappiamo, genera tantissimi disastri, fra cui i suicidi, notevolmente aumentati negli ultimi anni. La società ti chiede sempre di più, devi essere sempre più performante, sempre più perfetto, sia fisicamente sia negli obiettivi che si pongono nel lavoro, nello studio. Abbiamo voluto incontrare anche un gruppo di cittadini di Sesto Fiorentino, il luogo dove svolgevamo la residenza, per confrontarci anche con persone che non avevano nu ...[continua]

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